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In questi giorni ho volutamente preso una pausa, ho sentito la necessità di rimanere in silenzio perché ogni parola mi sembrava superflua. Ammetto di non aver avuto la forza per scrivere di “frivolezze” come sono solita fare in questo spazio, il mio piccolo mondo in cui mi sono sempre rifugiata per sfuggire ai problemi  che la vita ti pone davanti ogni giorno. Vedevo tutto nero e di “vivere a colori” non ne avevo proprio voglia. Come quando dopo un intervento in cui vieni anestetizzato, riprendi coscienza. Tutto all’inizio appare confuso e leggermente offuscato, a mala pena riesci a capire dove ti trovi. Piano piano però inizi a vedere di nuovo  bene, la vista non è più appannata e il senso di intontimento svanisce, rimane solo la consapevolezza di quello che si è appena subito. Così anche il dolore. All’inizio avverti solo un leggero pizzichio, poi piano piano che l’effetto dell’anestesia svanisce, ecco che inizia a farsi sempre più incessante e pungente anche lui.

Così in punta di piedi torno a riappropriarmi del mio spazio, delle “frivolezze” che riescono ad alleggerirti il cuore a volte. Perché la vita va avanti, DEVE andare avanti anche quando le notizie al TG tutto sono fuorché rassicuranti. Anche quando ti senti minacciato in casa tua e nella tua libertà. La vita DEVE andare avanti perché se ci lasciassimo sopraffare dal dolore e dalla paura, sarebbe davvero l’inizio della fine.

Ho letto tanto in questi giorni, troppo. Di come le persone riescano a stringersi dinnanzi ad un momento di cordoglio con profonda empatia nonostante i km di distanza; di chi ha trovato l’ennesimo pretesto per fare polemica – tricolore si, tricolore no o ancora morti di serie A e morti di serie B – e di chi, accecato dall’odio, invoca la guerra senza comprendere però, il significato intrinseco della stessa. Cosa è una guerra? Voi lo sapete? Io ho solo letto tanto su di essa ma sono nata dalla parte giusta – fortunata – del mondo e ciò mi ha consentito di non dovermene mai preoccupare realmente. Sino ad ora. Ora inizio ad aver paura anche se so che in questo momento più che mai, dobbiamo essere forti e non lasciarci sopraffare.

C’è chi ha anche parlato del nostro dolore come se questo possa essere valutato o addirittura considerato “razzista” perché ci si è sentiti più vicini ad una piuttosto che all’altra strage. La vita è vita ed è ovvio che va rispettata e commemorata sempre senza distinzione di etnia o provenienza geografica. Ma siamo sicuri che essere tristi per qualcosa che ci appare così familiare e che sentiamo così vicino a noi, sia sbagliato?

Certo che il mondo è pieno di razzismo. E molti vedono il prossimo come diverso. Per affrontare questo problema più empatia è sempre meglio che meno empatia. Ma anche se siamo tutti uguali, non è un delitto soffrire per la perdita di qualcosa di familiare più di quanto si soffra per qualcosa lontano o del tutto ignoto. Piangiamo se un nostro parente muore di cancro, non piangiamo se muore di cancro uno sconosciuto. Davvero qualcuno pensa che il dolore sia un’unità di misura del valore che diamo alle vite? Siamo meno giusti o impegnati a che il mondo sia un luogo equo se amiamo i nostri cari? Non c’è nessun bisogno di convincere le persone che i modi in cui esprimono dolori sinceri debbano essere un problema.

[da  Cosa vuol dire che soffriamo più per Parigi che per Beirut – il Post]

Il problema è che passiamo troppo tempo ad analizzare ciò che fanno gli altri. Esaminiamo le loro vite come se fosse un “compito di matematica” che deve essere risolto e noi stiamo lì ore a leggere ed analizzare, fare calcoli e verifiche. Ci perdiamo dietro questa voglia – inconscia – di ergerci a giudici supremi che possono giudicare l’operato altrui perché sbagliato e non conforme al nostro pensiero. Ed ora giudichiamo anche l’altrui dolore. Ieri ho letto un bellissimo articolo scritto da Nunzia Cillo ” Quarantasei ore di felicità. E’ questo che vuoi?”,  in cui tra le altre cose raccontava dell’ultimo libro che sta leggendo e che l’ha portata a fare una riflessione. In questo libro – Solo Bagaglio a Mano di Gabriele Romagnoli  che devo correre a comprare – c’è scritto : “Sulla lavagna passa un lucido. Hanno intervistato cento uomini vissuti fino all’età di ottant’anni. In media, così hanno speso la propria esistenza: 23 anni a dormire, 20 a lavorare, 6 a mangiare, 5 a bere e a fumare, altri 5 aspettando un appuntamento, 4 a pensare, 228 giorni a lavarsi la faccia e i denti, 26 giocando con i figli, 18 a farsi il nodo alla cravatta. E, da ultimo, 46 ore di felicità.

Quindi passiamo tutta la vita tra dormire, mangiare, lavarci  e tutto il resto -tra cui aggiungerei proprio “preoccuparsi delle vite degli altri” – e solo 46 ore sono dedicate alla nostra felicità. Ed io non ci avevo mai pensato e ringrazio Nunzia per questa illuminazione. E come lei non voglio sprecare la mia vita ma voglio dedicare la maggior parte di essa ad essere felice. Come ancora non lo so ma inizierò dallo smettere di avere paura e dedicare più tempo a me stessa. E poi inizierò a rincorrere i miei sogni ma per davvero. Non solo a parole che di buoni propositi siamo capaci  tutti. Ma con impegno e dedizione. E poi sorriderò di più perché ridere fa bene all’anima e ti aiuta ad avvicinarti a quella sensazione di felicità e spensieratezza tanto decantata. E la Felicità è un bene troppo prezioso e non possiamo riservargli così poco spazio durante il nostro passaggio qui sulla Terra.

 

 

 

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Written by Francesca
Blogger dal 2010, studi giuridici e la passione per la scrittura. Ama raccontare il suo mondo "incantato" tra beauty, fashion & lifestyle.

    8 commenti

  1. thechilicool 18 Novembre 2015 at 17:31 Rispondi

    Bello questo post sai, poi è vero la Felicità è un bene troppo prezioso e non possiamo riservargli così poco tempo!
    Alessia
    new post
    THECHILICOOL

  2. elisa 18 Novembre 2015 at 19:35 Rispondi

    hai ragione voglio sorridere di più anche io…
    ultimamente l’ho fatto troppo poco!

  3. Sara 19 Novembre 2015 at 0:35 Rispondi

    Anch’io X qualche giorno ho preferito non scrivere nulla. Troppa amarezza!

  4. Chiara 19 Novembre 2015 at 11:06 Rispondi

    Bel post, concordo con le tue riflessioni.. Purtroppo queste persone vogliono farci spaventare con la loro pazzia, speriamo solo che tutto passi presto!
    Ti aspetto sul mio blog, è online un nuovo post!

    Chiara | Vogue at Breakfast

  5. Tatiana 19 Novembre 2015 at 21:32 Rispondi

    Bellissimo articolo, io ho pensato tanto se scrivere o meno qualcosa al riguardo e il punto è che non mi sento ancora pronta, preferisco pensarci ancora un po’. Brava davvero, bisogna essere partecipi alla vita della società!
    Kiss

    Tatiana, tatilovespearls.com

  6. Martinandrea 20 Novembre 2015 at 16:32 Rispondi

    Bellissimo articolo, davvero!
    Armoire de Mode – Fashion Blog

  7. Fashion Dupes 22 Novembre 2015 at 22:43 Rispondi

    Hai assolutamente ragione. La felicità è un nostro diritto.
    Fashion Dupes

  8. Desirèe 29 Novembre 2015 at 21:43 Rispondi

    davvero un bellissimo articolo..

    http://www.thefashionprincess.it/

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